10/08/2020 | Silvia Anna BarrilĂ 

Le Sirenuse Positano

Nello storico hotel sulla costiera amalfitana Antonio e Carla Sersale hanno iniziato una collezione d'arte contemporanea curata da Silka Rittson-Thomas

È il 1951 quando quattro fratelli napoletani si ritrovano in eredità una casa estiva a Positano. Aldo, Paolo, Franco e Anna Sersale decidono di trasformarla in un albergo. Sono gli anni in cui, nel dopoguerra, la costiera amalfitana si afferma come luogo di villeggiatura famoso in tutto il mondo. Da villaggio di pescatori Positano si trasforma in una destinazione esclusiva, amata soprattutto dagli americani. Lo scrittore John Steinbeck la visita nel 1953 e ne scrive su Harper's Bazaar. Durante il suo soggiorno alloggia alle Sirenuse, che descrive come "una vecchia casa padronale trasformata in un albergo di prim'ordine, immacolato e fresco, con una pergola sopra i tavoli all’aperto. Ogni stanza ha il suo piccolo balcone e spazia sul mare azzurro fino alle isole delle Sirene, dove quelle signore cantavano cosi dolcemente".

Positano

Nello storico albergo, che già negli anni 70 è diventato un hotel di lusso, gli eredi dei fondatori continuano oggi la tradizione di famiglia, rinnovandola con spirito innovativo. In questo contesto si inquadra la collezione d'arte contemporanea iniziata da Antonio Sersale e sua moglie Carla a partire dal 2015. Le opere d'arte, tutte site-specific, entrano in dialogo con gli arredi e gli oggetti antichi collezionati nei decenni dai membri della famiglia e acquistati presso le case d'aste romane e londinesi. L'arte contemporanea si inserisce in questi ambienti togliendo l'aspetto polveroso e imprimendo una spinta dinamica, una nota di allegria.

Ma l'arte alle Sirenuse non è semplicemente decorazione. Antonio e Carla Sersale hanno una visione seria dell'importanza della collezione, per cui sin dall'inizio si sono affidati alla curatrice Silka Thomas-Rittson, che li accompagna nelle scelte. "Quando ci siamo appassionati all'arte contemporanea eravamo dei neofiti" racconta Carla Sersale, "abbiamo capito di aver bisogno di una guida e Silka Thomas-Rittson ci ha aiutati in pochi anni a creare una collezione coerente".

La collezione di Antonio e Carla Sersale alle Sirenuse, curata da Silka Thomas-Rittson, è stata inaugurata nel 2015 con il neon "Don't Worry" dell'artista britannico Martin Creed, installato sul soffitto del bar dell'hotel. L'opera fa parte di una serie iniziata nel 2000 quando la frase è comparsa per la prima volta a caratteri rossi sulle pareti di una stanza del Chelsea & Westminster Hospital. Una frase che da allora è stata ripetuta in vari lavori dell'artista, oggi conservati in musei come la Tate e la National Gallery, e che ottiene il duplice effetto di rassicurare e mettere a disagio. Nel momento in cui viene invitato a non preoccuparsi, infatti, l'osservatore è portato immediatamente a chiedersi quale sarebbe il motivo per cui dovrebbe preoccuparsi. Nella versione delle Sirenuse l'ambiguità del messaggio è sottolineata dalla doppia natura dell'opera, formata da due neon sovrapposti tanto da formare un effetto tridimensionale, una scelta che l'artista ha compiuto per la prima volta in questa occasione.

Neon "Don't Worry" di Martin Creed

Ogni opera inclusa nella collezione viene proposta dall'artista appositamente per La Sirenuse. "Insieme a Silka Thomas-Rittson scegliamo l'artista" racconta Carla Sersale, "poi lo invitiamo a Positano. Trascorriamo del tempo insieme, da cui nasce un'amicizia. Solitamente, verso la fine del soggiorno, l'artista ci propone un'opera, che viene valutata e poi acquistata, installata e inaugurata".

Nello stesso anno dell'installazione del neon di Martin Creed è stato completato il nuovo bar su strada Franco's Bar, intitolato al padre di Antonio Sersale, un uomo di grande gusto e cura per il dettaglio. Al centro, lo scultore romano Giuseppe Ducrot è stato invitato a realizzare una spettacolare fontana in argilla gialla. Nel concepire l'opera lo scultore, famoso per il suo stile 'neo-barocco', mirava a creare qualcosa di più audace del classico pezzo con le sirene. Partendo dall'ispirazione classica delle fontane seicentesche, ha modellato l'argilla e il colore sgargiante per dare vita a qualcosa di più astratto e disorientante, "una sorta di schizzo a mano libera in forma scultorea".

Giuseppe Ducrot

Sempre all'interno del Franco's Bar è stato invitato a intervenire l'artista svedese Karl Holmqvist, noto per le sue opere basate sul testo. Sugli specchi dei  bagni e sotto i tavoli vicini, anch'essi riflettenti, l'artista, di base a New York, ha scarabocchiato col pennarello nero delle poesie-graffiti ispirate ai versi delle canzoni di Jay-Z, The Eurythmics e Beyoncé, richiamando la cultura pop contemporanea.

Sul bancone curvo del bar l'artista milanese, di base a Roma, Orsina Sforza ha realizzato due delle sue lampade per cui è famosa, della serie "Marie Antoinette", realizzate con i pirottini di carta per dolci pinzati insieme con la cucitrice. Intriganti di giorno, di notte assumono un aspetto magico quando, accese dall'interno, sembrano organismi marini illuminati.

Nel 2016-17 sono state inaugurate altre opere site-specific: nel 2016 è stata la volta dellL'americano Stanley Whitney. Il suo dipinto astratto The Jitterbug Waltz domina uno dei quattro salotti che costituivano il nucleo originario della casa dei fratelli napoletani. Altri due dipinti più piccoli completano l'allestimento caratterizzato da colori squillanti all'interno dell'ambiente bianco. L'artista, che ha compiuto 70 anni nello stesso anno dell'installazione alle Sirenuse, è stato riscoperto negli Stati Uniti solo di recente, mentre in Europa, dove ha vissuto e insegnato a lungo (tuttora ha uno studio a Parma), il suo lavoro è stato apprezzato prima. Nel 2015 lo Studio Museum di Harlem a New York gli ha dedicato un'importante retrospettiva, mentre nel 2017 è stato incluso nella 14a Documenta di Kassel. Le sue opere sono caratterizzate da blocchi di colore divisi da linee orizzontali. Il risultato è una danza di colori che sembra rispettare delle regole e al tempo stesso trasgredirle. Per descrivere le sue opere spesso è stata usata la similitudine con la musica jazz, che allo stesso modo dei suoi dipinti rappresenta una tensione tra regola e creatività, tra ordine e disordine. Per l'artista afro-americano l'arrangiamento dei colori sulla tela è anche un atto politico: l'affermazione che il colore è libertà e uno non può prevalere sull'altro.

Nel 2017 è stato invitato l'artista americano Alex Israel, che ha subito riconosciuto nella Strelitzia all'ingresso dello Champagne & Oyster Bar delle Sirenuse il soggetto della sua opera site-specific per l'hotel. Sulla scala del bar l'artista ha ideato un murales iperrealista che riprende le vere foglie delle piante negli orci in fondo alla scala. Per l'artista, di base a Los Angeles, la tecnica del trompe l'oeil è ben nota dagli studi cinematografici hollywoodiani, parte di un mondo che insegue il realismo nella finzione e trasforma in sostanza la superficialità. Riproducendo la Strelitzia delle Sirenuse - una pianta iconica di Los Angeles - l'artista fa riferimento alla macchina dei sogni della città californiana e all'eterna aspirazione dell'arte a rappresentare la natura. Ma c'è anche un'altra chiave di lettura dell'opera, che si rifà ai primi anni della produzione artistica di Israel. Sin dal 2009, infatti, l'artista ha collaborato con Andrew Pike, uno degli ultimi pittori di scena impiegato a tempo pieno dagli studi di produzione prima che questi si rivolgessero sempre più spesso alle tecniche digitali. Con lui ha realizzato i suoi famosi dipinti "Flats" con i tramonti losangelini e anche il murales di Positano. Fino a che punto, allora, l'artista è l'autore dell'opera? O è l'esecutore l'autore? Una domanda che rimane attuale dal Ghirlandaio fino a Warhol.

Stanley Whitney

Nel 2018 l'artista originario di Chicago Matt Connors ha realizzato alle Sirenuse l'opera "Continuous Color Circuit (Columns), for Positano", un lavoro composto da diversi pannelli intorno a delle colonne, davanti al quale ci si chiede se si tratta di un dipinto o di una scultura. L'artista, che sfugge ad ogni categorizzazione, tratta la tela nella sua tridimensionalità, come un oggetto. La sua ambizione non è creare l'illusione di uno spazio, bensì considerare l'idea di funzione. L'architettuta e il design giocano un ruolo fondamentale nella sua pratica. Ogni opera cambia a seconda del punto di vista, creando un effetto di confusione nell'osservatore. Nascono così diverse "memorie" del lavoro nonostante il suo aspetto minimalistico. Anche il materiale dell'opera, il laminato plastico, rimanda a tutta una generazione di designer italiani del Dopoguerra e, in particolare, rivela la sua fascinazione per Ettore Sottsass, ma anche per il Bauhaus e per Josef e Anni Albers.

Matt Connors

Stanley Whitney

Le opere di Rita Ackermann, artista ungherese di base a New York, si posizionano al confine tra astrazione e figurazione, tra sogno e realtà. La sua pratica, basata principalmente sull'uso dei pigmenti in pittura, si delinea attraverso cancellazioni, sovrapposizioni, sbavature. Anche il suo approccio al progetto alle Sirenuse ha richiesto un processo di eliminazione di qualcosa per poter aggiungere qualcos'altro di nuovo. L'artista, infatti, ha scelto per la sua installazione una stanza significativa del nucleo originario dell'hotel, in cui erano presenti due dipinti della collezione di famiglia uno di fronte all'altro, come se fossero in un dialogo. Uno dei due era un dipinto di un cardinale imparentato con la famiglia, acquistato all'asta dal padre di Antonio Sersale. La proposta di sostituire le due opere con due nuovi dipinti dell'artista ha, per questo motivo, incontrato inizialmente delle resistenze, ma alla fine è stata accolta favorevolmente. L'ispirazione è venuta da un dipinto che l'artista stessa ha realizzato nel 1994, al suo arrivo a New York, e che ha rivisitato tenendo in mente la tradizione pittorica napoletana e pompeiana.

Un'altra artista all'interno della collezione delle Sirenuse è l'inglese Lucy Stein, che pure lavora tra mito e realtà. Proprio la sirena è una figura ricorrente nelle sue opere, per cui nella collezione delle Sirenuse è entrata con una serie di disegni e un'opera in ceramica tutte sul tema della sirena. Viene dal Regno Unito anche la prossima artista alla quale verrà commissionata un'opera: Caragh Thuring, che ha esposto di recente non lontano dalle Sirenuse, a Napoli, nella sede partenopea della prestigiosa galleria inglese Thomas Dane.