28/10/2024 | Maria Adelaide Marchesoni

Collezione Giuseppe Iannacone, il potere terapeutico dell'arte

Collezionare per me è un viaggio attraverso l'espressione umana e la bellezza. È un modo per esplorare la complessità della vita e per trovare un equilibrio nella mia esistenza quotidiana.

Cosa significa per te “collezionare”? 

Ho iniziato a collezionare per un bisogno profondamente personale. In passato l’arte mi ha permesso di trovare un equilibrio ed è stata la mia “stampella dell’anima”. Oggi non lo è più, ma posso dire con certezza che la mia collezione mi completa e mi rispecchia. Non riuscirei più a distinguere la mia vita senza l’arte e credo che collezionare sia qualcosa di estremamente intimo che permette di confrontarsi con aspetti che sono parte di noi stessi e che continuiamo a scoprire anno dopo anno. Collezionare non significa accumulare in modo seriale, ma raccontare una storia, investigare la realtà e indagare i sentimenti umani attraverso opere che siano un ponte tra l'artista e gli osservatori. Gli artisti, con la loro creatività, riescono a dare voce alle emozioni e alle sfide della società contemporanea, e attraverso i loro lavori, possono far scaturire riflessioni su questioni sociali e muovere la coscienza collettiva. Le opere nella mia collezione spesso affrontano temi di denuncia e lotta e gli artisti diventano protagonisti in grado di aprire un dialogo efficace su queste tematiche. Per me, collezionare significa anche sostenere diritti fondamentali e cause sociali e, proprio per questo motivo, ritengo importante condividere la mia collezione con il più ampio pubblico possibile. 

Collezionare per me è un viaggio attraverso l'espressione umana e la bellezza. È un modo per esplorare la complessità della vita e per trovare un equilibrio nella mia esistenza quotidiana. Continuo a credere fermamente nel potere dell'arte di comunicare ciò che le parole spesso non riescono a esprimere. Attraverso il collezionismo, mi muovo costantemente in avanti, alla ricerca di nuove voci da scoprire e nuovi significati da esplorare, onorando la poetica degli artisti e rafforzando il legame tra passato, presente e futuro. 

Adrian Paci The Wedding 2007 9 acrilico su tavola (60 × 80 cm), Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Hannah Quinlan & Rosie Hastings, Public Affairs 1, 2020, Affresco su pannello di legno (200 × 200 cm) Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

va Lulashi, Ma come disarmarti, anima cara, 2023 Olio su tela (152 × 188 cm), Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Nella mostra “L’estetica della deformazione. Protagonisti dell’espressionismo italiano” viene esposta parte della tua collezione di arte italiana degli anni Trenta e Quaranta. Come è nata questa parte della tua collezione? Quali gli artisti? 

Ho cominciato a collezionare negli anni ’90, un periodo che ho vissuto con molta tensione da un punto di vista professionale e che ho superato proprio grazie all’arte. Ho studiato molto ed è nata una profonda ammirazione per quegli artisti italiani degli anni Trenta che non erano condizionati dai dettami culturali dell’arte ufficiale di Margherita Sarfatti. Questi artisti, che si distanziavano dalla retorica del "Novecento Italiano", guardavano all'arte europea e utilizzavano il colore e la forma per rivelare in modo autentico le emozioni dell’uomo dell’epoca. 

Così è nata la mia collezione, ad oggi l’unica raccolta privata di pittura italiana della stagione neoromantica degli anni Trenta, che include capolavori della Scuola di via Cavour, di Corrente, del Chiarismo Lombardo e dei Sei di Torino. Tra gli artisti presenti nella mia collezione ci sono Aligi Sassu, Arnaldo Badodi, Renato Birolli, Scipione, Mario Mafai, Antonietta Raphaël, Alberto Ziveri, Renato Guttuso, Luigi Broggini, Lucio Fontana, Giuseppe Migneco, Italo Valenti, Emilio Vedova e i chiaristi lombardi. 

Arnaldo Badodi Gineceo 1940 Olio su tela (125 × 102 cm), Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Sempre in tema di arte più storicizzata più volte hai dichiarato di non collezionare Sironi o Casorati. Per quale motivo questi artisti non fanno parte della parte più storica della sua collezione? 

Penso che in fondo il collezionista cerchi nell’arte qualcosa che manca nella sua vita e sono fermamente convinto che egli debba seguire le proprie inclinazioni. Non deve raccontare la storia dell’arte, ma la sua storia personale. Io cerco la verità dell’animo umano, sia essa bella o sgraziata. Nel caso della collezione degli anni Trenta, c’è un elemento personale che mi rappresenta e un elemento di ricostruzione storica oggettiva. Ho una grande ammirazione per Sironi, Casorati, Morandi e per gli artisti del Novecento italiano e del Realismo Magico. Tuttavia, c’è una differenza tra amare la storia dell’arte e amare un artista e poi decidere di acquistarlo. Io acquisto ciò che mi rappresenta, e Sironi non mi rappresenta. Quello che trattava non corrispondeva a ciò che accadeva nel paese. La storia che io volevo e voglio raccontare era diversa. Per me, l’arte è libertà e gli artisti che io ora colleziono non si ponevano alcun limite: è nelle loro opere che trovo lo specchio dei sentimenti di un’Italia in fermento. 

Laura Owens, Untitled, 2000, acrilico, olio e acquarello su tela (183 × 167.8 cm) Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

E a proposito dell’arte ultra-contemporanea come giudichi l’esplosione che ha fatto salire vertiginosamente in asta i prezzi di giovani artisti soprattutto americani? 

Penso che ci siano molte dinamiche in gioco. Purtroppo, c'è chi lucra su questo fenomeno, sfruttando l'hype del momento. Alcuni artisti raggiungono cifre esorbitanti non tanto per il valore intrinseco delle loro opere, ma per la loro capacità, o intenzione, di seguire i trend attuali. Sto notando un problema crescente di collezionismo mordi e fuggi, dove i collezionisti seguono semplicemente le mode del momento. Questo tipo di collezionismo è spesso alimentato da gallerie che traggono vantaggio da queste tendenze, vendendo opere a prezzi gonfiati di artisti, spesso, senza curriculum. Un vero collezionista deve saper distinguere tra moda e valore reale, difendendosi da questi abbagli grazie a uno studio approfondito della storia dell’arte e una passione sincera che vada oltre il semplice investimento economico. 

Nicole Eisenman, Beasley Street, 2007, olio su tela (165.5 × 208.5 cm), Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Emilio Gola, Sinonimi e contrari, 2023 Olio e acrilico su tela (134.5 × 185 cm) Photo credit: Michela Pedranti, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Oltre all’espressionismo italiano la tua collezione è focalizzata sull’arte contemporanea e sull’ultra contemporaneo inteso come giovani artisti all’inizio della loro carriera. Passaggio naturale per vivere l’arte del momento? 

Nonostante le due sezioni della mia collezione appartengano a periodi storici diversi, io la considero come un unicum, come un insieme di storie che esplorano nel tempo la profondità e la complessità dell'animo umano, riflettendo speranze, preoccupazioni, gioie e vita quotidiana. Che si tratti dell’arte degli anni Trenta o dell’arte contemporanea io sono sempre alla ricerca di una rappresentazione poetica dell'interiorità. Con i giovani artisti, in particolare, condivido emozioni che vivo quotidianamente, e il mio obiettivo è trovare le opere di chi sa esprimere in modo poetico e originale la realtà di oggi; credo che senza questa indagine del presente la mia collezione non sarebbe completa. 

Alessandro Fogo, Chess game versus Matthew Barney, 2022 Olio su lino (77 × 95 cm) Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Hai sempre affermato che preferisci avere un capolavoro di un artista meno conosciuto piuttosto che un’opera minore di un maestro. Per quale motivo? 

Credo che la qualità e la significatività di un'opera siano molto più importanti del suo riconoscimento storico o del nome dell'artista. Preferisco avere un capolavoro di un artista meno conosciuto piuttosto che un'opera minore di un maestro, poiché credo che un'opera significativa possa avere un impatto più profondo e duraturo. Questa filosofia guida entrambe le sezioni della mia collezione, sia quella di arte storica che quella di arte contemporanea. Un'opera che trasmette una forte risonanza poetica e una visione autentica dell'animo umano ha per me un valore inestimabile. Non è solo una questione di accumulare nomi noti, ma di arricchire la collezione con pezzi che contribuiscano in modo significativo alla storia dell'arte e che riflettano una vera espressione artistica. Questa ricerca di significato e autenticità mi spinge a scoprire e valorizzare opere che, sebbene possano non essere ampiamente riconosciute, offrono una profonda connessione emotiva e intellettuale. 

Lynette Yiadom-Boakye, The August 2015, olio su tela ( 200 × 160 × 3.7 cm) Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy Fondazione Giuseppe Iannacone

Toyin Ojih Odutola, At His Wife's Oûce 2017-18, carboncino, pastello e matita su carta (220.98 × 106.68 cm), Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy Fondazione Giuseppe Iannacone

Hai sempre affermato che preferisci avere un capolavoro di un artista meno conosciuto piuttosto che un’opera minore di un maestro. Per quale motivo? 

Credo che la qualità e la significatività di un'opera siano molto più importanti del suo riconoscimento storico o del nome dell'artista. Preferisco avere un capolavoro di un artista meno conosciuto piuttosto che un'opera minore di un maestro, poiché credo che un'opera significativa possa avere un impatto più profondo e duraturo. Questa filosofia guida entrambe le sezioni della mia collezione, sia quella di arte storica che quella di arte contemporanea. Un'opera che trasmette una forte risonanza poetica e una visione autentica dell'animo umano ha per me un valore inestimabile. Non è solo una questione di accumulare nomi noti, ma di arricchire la collezione con pezzi che contribuiscano in modo significativo alla storia dell'arte e che riflettano una vera espressione artistica. Questa ricerca di significato e autenticità mi spinge a scoprire e valorizzare opere che, sebbene possano non essere ampiamente riconosciute, offrono una profonda connessione emotiva e intellettuale. 

Cindy Sherman, Untitled Film Still #2, 197, Stampa alla gelatina d'argento (25 × 20 cm) ed 6 di 10, Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Claudette Schreuders, New Favourite, 2020, Camphor wood (altezza: 67 cm) Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Cosa significa per te la frase “l’arte è un bene rifugio”? 

Per me i collezionisti che vedono l’arte come bene rifugio non possono essere chiamati tali. Non sono veri collezionisti e li riconosco subito perché a cena parlano di ciò che hanno comprato, di quanto vale e quanto si potrebbe valutare ancora. Chi colleziona sinceramente e non vede l’arte come un mero investimento, colleziona solo per amore per l’arte. 

Quale è l’aspetto più importante che un collezionista deve seguire quando vuole iniziare o ampliare la collezione? 

Credo che l'aspetto più importante da seguire sia, senza dubbio, la conoscenza e lo studio della storia dell’arte. Questo è il fondamento su cui si costruisce una collezione solida e significativa. La conoscenza approfondita della storia dell'arte permette di comprendere le correnti artistiche, i movimenti culturali, e le influenze storiche che hanno plasmato le opere e gli artisti. Senza questa comprensione, è difficile apprezzare appieno il valore di un'opera d'arte e fare scelte informate. Studiare ti porta a riconoscere l’importanza delle opere nel loro contesto e a identificare ciò che le rende davvero uniche e significative. Inoltre, credo che un collezionista ben informato sia meno suscettibile alle mode passeggere e alle speculazioni di mercato. Questo è particolarmente importante in un’epoca in cui, come ho già sottolineato, alcune opere possono essere sovrastimate a causa dell’attenzione mediatica o della pressione del mercato. Finisco dicendo che la conoscenza della storia dell'arte serve anche a scoprire cosa davvero risuona con il collezionista. Ogni collezione è un riflesso della sua personalità e delle sue passioni; perciò, è fondamentale che le scelte siano guidate da un’autentica connessione emotiva con le opere. 

Marcello Maloberti, La vertigine della signora Emilia 1992-2019, inkjet print on Barytata Canson paper (30 × 45 cm) , Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Paola Pivi, Senza titolo (Asino), 2003, stampa fotografica montata su lastra DIBOND (180 × 224 cm) Edizione 1/7, Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Di chi non ti fidi all’interno del sistema dell’arte? 

L’esperienza mi ha mostrato l'importanza di collaborare esclusivamente con galleristi, curatori e professionisti dell'arte che occupano una posizione ben definita e trasparente nel settore. Al contrario, è opportuno essere cauti con quei professionisti, come curatori o consulenti, che non rendono chiari i propri legami con il mercato e che, nonostante i conflitti di interesse, cercano di persuaderti ad affidarti completamente ai loro consigli e alla loro guida. 

I pericoli del collezionare? 

Il rischio che la loro collezione, spesso messa insieme dopo anni di passione e dedizione, possa essere snaturata e divisa dopo la loro morte. Questo rappresenta una grande sfida, poiché una collezione d'arte non è solo un insieme di opere, ma un unicum di opere scelte con cura e che riflettono la visione, il gusto e la sensibilità del collezionista. Quando una collezione viene dispersa, si perde anche l'intento originale del collezionista, e le opere, una volta parte di un dialogo armonioso, finiscono per essere vendute separatamente, spesso in contesti che non rispettano la loro storia comune. Credo sia fondamentale che i collezionisti pianifichino con attenzione il futuro delle loro opere per assicurare che la loro visione ed eredità continuino a vivere, offrendo alle generazioni future la possibilità di apprezzare e comprendere la profondità e la complessità dell'arte raccolta. 

Michaël Borremans, The Veils, 2001, olio su tela (34.9 × 45.1 cm), Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Voci di moltitudini è una mostra ideata e realizzata dalla tua Fondazione presso la RSA Vittoria, una residenza per anziani, a Brescia per portare avanti una battaglia culturale contro la violenza di genere. Che reazione hanno avuto gli ospiti e i visitatori nel vedere le opere delle artiste Zehra Doğan, Shadi Ghadirian, Terence Koh, Iva Lulashi e Zanele Muholi? 

Devo ammettere che la mostra ha avuto un impatto molto profondo sia sugli ospiti che sui visitatori. Molti non si aspettavano che una RSA dedicasse attenzione ad un tema come quello della violenza di genere. Questa sorpresa si è trasformata in riflessione quando i degenti hanno avuto la possibilità di conoscere le storie rappresentate dalle opere esposte e quindi hanno potuto riflettere su realtà che, pur lontane, hanno toccato profondamente le loro emozioni. Sono sempre stato convinto che l'arte abbia un potere terapeutico straordinario e sono stato molto felice di sapere che la mostra ha generato nei pazienti emozioni positive e intense. Questo riscontro ci incoraggia a continuare ad estendere il nostro lavoro di sostegno anche ad altri ambiti clinici e sociali. L’obiettivo è quello di continuare ad utilizzare l'arte come strumento di cura e riflessione, offrendo a più persone la possibilità di confrontarsi con temi cruciali e di trovare conforto e ispirazione attraverso l'esperienza artistica. 

Zanele Muholi, Nomonde Mbusi, 2007, Stampa alla gelatina d'argento (60 × 86 cm) ed. 2/8, Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Tyler Mitchell, Untitled (Structure), 2019, Stampa a pigmenti, 86 × 115 cm) Edizione 1/3 + 2 AP, Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

Ci racconti gli sviluppi futuri della Fondazione? Come si consegue il perseguimento di finalità sociali nell’arte? 

Sono innanzitutto molto entusiasta di potervi annunciare che presto la mia collezione d’arte contemporanea sarà esposta in una location di prim’ordine. Come Fondazione proseguiremo il nostro intento di ricerca con ancor più determinazione rispetto al passato e abbiamo un fitto programma di progetti accomunati da un focus sul sociale. Abbiamo in cantiere mostre, convegni, iniziative sociali, scambi con centri culturali e molte altre attività accomunate da finalità culturali, civiche e solidaristiche. L'obiettivo è quello di oltrepassare i confini delle attività meramente culturali per far sì che l’arte divenga strumento di promozione della diversità e di supporto per le categorie più fragili. Infatti, mentre il focus della mia ricerca rimane sugli aspetti poetici ed emotivi dell'arte, di recente ho riconosciuto la rilevanza sociale della mia collezione, che include molte opere che trattano temi sociali globali, riflettendo la natura complessa e spesso contraddittoria dell'esistenza umana. Credo infatti che gli artisti abbiano una capacità unica di aprire dialoghi sui diritti fondamentali e sulla giustizia sociale, utilizzando i loro medium per sensibilizzare e ispirare l'azione collettiva. Tramite la Fondazione intendo sfruttare questo aspetto per sostenere cause sociali, assicurando che la collezione non solo rifletta l'esperienza umana ma contribuisca anche a un cambiamento positivo. Vorrei infine che l’arte sia, come lo è stato per me un tempo, una “stampella per l’anima” per i più deboli, uno strumento che li aiuti a ritrovare equilibri perduti. 

Kyle Dunn, Stone Tea Room, 2019, pannello in resina epossidica, gesso e schiuma (122 × 162.5 × 5 cm) ,Photo credit: Studio Vandrasch, Courtesy: Collezione Giuseppe Iannacone

L’acquisto mancato (se esiste): per quale motivo? 

Penso spesso alle opere che desideravo ma che non sono riuscito ad acquisire per vari motivi. Soprattutto nei miei primi anni da collezionista, una volta individuato un capolavoro, passavo ore a cercare di convincere i collezionisti a cederlo o coinvolgere i galleristi nella ricerca dell'opera e dei suoi proprietari. Non sempre gli sforzi avevano successo. Avrei voluto Risveglio della bionda Sirena di Scipione, ma all'epoca non potevo permettermela. Mi sarebbe piaciuta anche una scultura di Manzù, ma ancora oggi è difficile trovarne una di qualità e prezzo giusti. 

Cinque opere che sono nella tua lista dei desideri e per quale motivo? 

La mia intenzione è quella di continuare la ricerca di opere significative che riflettano la mia personale sensibilità, sia che siano degli anni Trenta sia che si tratti di artisti contemporanei affermati. Sono particolarmente interessato anche a scoprire e supportare giovani artisti di talento, italiani e stranieri, il cui lavoro, oltre ad essere in sintonia con le mie inclinazioni, promette di offrire nuove prospettive e riflessioni sul mondo contemporaneo.