17/05/2023 | Maria Adelaide Marchesoni
Alan Lo: collezionare nel Sud-est asiatico
Ristoratore, collezionista e figura di spicco della scena artistica di Hong Kong ci racconta il suo modo di collezionare e perché Singapore potrebbe presto diventare il prossimo polo artistico asiatico
Per quale motivo ha iniziato a collezionare?
Ho iniziato a collezionare nel 2008, all'apice del successo dell'arte contemporanea cinese. Come molti altri collezionisti ad Hong Kong in quegli anni acquistavo, soprattutto, in asta. Solo dopo l'arrivo di Art HK e poi Art Basel Hong Kong ho ampliato la collezione ad artisti asiatici e internazionali.
Con chi condivide la passione?
Sia io che mia moglie Yenn siamo ristoratori e abbiamo la fortuna di poter appendere le opere nei nostri ristoranti e condividerle con i nostri clienti. Periodicamente prestiamo le opere anche per le mostre dei musei.
Siamo, inoltre, co-fondatori del Duddell's di Hong Kong, un club e ristorante dove l’arte è protagonista e convive con le proposte dello chef. Qui organizziamo 3-4 mostre con curatori. Negli ultimi dieci anni abbiamo collaborato con curatori e artisti tra cui Phil Tinari, Mami Kataoka, Gabriel Ritter, Ai Wei Wei e Gregor Muirs.
Quali sono i criteri con cui sceglie un'opera o un artista?
È difficile dirlo, ma credo che il processo sia piuttosto fluido. La cosa più importante è che l'opera sia visivamente ed emotivamente connessa con noi.
Quale aspetto del collezionismo preferisce: cercare, trovare o possedere?
La ricerca è fondamentale per dare personalità e gusto alla nostra collezione. Ci permette di parlare con curatori, galleristi e conoscere le pratiche degli artisti. Anche trovare è un processo molto interessante. Comporta un pizzico di fortuna! Possedere è bello, ma non credo sia la cosa più importante.
Qual è stato il primo acquisto per il puro piacere di possedere?
Un lavoro tessile di Brent Wadden. Adoro il suo senso della materialità.
L'opera "irraggiungibile" che è entrata nella collezione? Come e quando?
Un nucleo di opere storiche dell'artista giapponese Shinro Ohtake, messo in vendita da un museo giapponese. Era un'occasione unica e abbiamo dovuto prendere una decisione rapida.
Quella che non è entrata in collezione, e perché?
Kaws. A volte il destino gioca un ruolo importante nel collezionismo.
Quella con la storia più curiosa da raccontare?
Mi sono molto pentito del primo lavoro acquistato. E non vi dirò di cosa si tratta, ah ah.
Quella il cui possesso riempie di orgoglio?
Un nucleo di disegni di Kazuko Miyamoto, alcuni dei quali sono stati recentemente esposti al Mori Museum di Tokyo. L'abbiamo acquistato letteralmente per caso in una piccola fiera a Miami più di dieci anni fa.
Pro e contro dei social network. Qual è il loro ruolo nelle sue scelte? Fonte di ispirazione e/o di informazione?
Sono una grande fonte di informazioni perché sono così immediati. D'altro canto, mancano di spessore.
Dove acquista le opere?
Soprattutto sul mercato primario, dalle gallerie.
A quali fiere partecipa?
Art Basel a Basilea e Hong Kong, Art SG, Frieze London e Paris+ par Art Basel.
Quali opere o artisti vorrebbe aggiungere alla sua collezione nei prossimi 12 mesi?
Michael Ho (ho visto le sue opere nello stand di Vacancy, una galleria di Shanghai, ad ArtSG) e Rebecca Ness.
L'arte italiana trova spazio nella sua collezione?
Non ancora, ma non vedo l'ora di inserirla nella mia collezione.
Può raccontarci qualche aneddoto sui personaggi del mondo dell'arte che ha incontrato?
Una volta sono andato al Trois Rois di Basilea per partecipare a una cena organizzata dal proprietario di una casa d'aste e quando mi sono presentato al locale (che si trova nella cantina privata dell'hotel) c'erano molti russi e guardie del corpo che avevano lo sguardo come se fossero sul punto di uccidere qualcuno. Ah ah
Finite le rigide misure di quarantena per la stringente politica Zero Covid Hong Kong ha riconquistato la sua supremazia, ma fino a quando potrà vantare questa leadership? Quale sarà il prossimo centro nel sud est asiatico che potrebbe imporsi come mercato dell’arte?
Nonostante gli sconvolgimenti dovuti al Covid-19 e la volatilità del mercato finanziario, il mercato dell'arte ha continuato a mostrare forza e solidità. C'è una domanda di allocazione di capitali in asset alternativi e l'arte è uno di questi.
Nella regione, negli ultimi due o tre anni, abbiamo assistito a cambiamenti molto significativi con l’afflusso di capitali freschi a Singapore e diversi investitori sono entrati nel paese, soprattutto, High Net Worth Individuals. L'anno scorso, per via del del Global Investment Program, circa 500 family office si sono trasferiti a Singapore insieme a tanta ricchezza dalla Cina continentale. La scena a Singapore è cambiata e, ci piaccia o no, l’arte segue il denaro, per cui è sempre più un bacino di potenziali soggetti che supportano la scena artistica e gli artisti. Sono, tuttavia, convinto che Hong Kong continuerà ad essere il più importante hub artistico nella regione perché ha una base di collezionisti diversificata, ampia e considerevole; non è solo importante che ci siano le fiere d’arte, è tutto l’ecosistema ad essere fondamentale, ovvero i musei, le fondazioni, i mecenati, i collezionisti, tutti gli stakeholder.
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E per lei l'arte è un investimento? Se sì, perché? Qual è il suo consiglio ai giovani collezionisti?
I collezionisti non dovrebbero mai pensare all'arte come ad un investimento. Non si potrà mai costruire una buona collezione con questa mentalità. Per i giovani collezionisti è fondamentale guardare molto e fare domande. E farsi coinvolgere da organizzazioni non profit per sostenere artisti e programmi.
Pro e contro dell'art financing?
È sicuramente un modo per rendere più liquida l'arte come asset class e per consentire ai collezionisti di acquisire opere quando hanno poca liquidità.