Oleggio (Novara) | Italia
Collezione Luigi e Laura Giordano
Bianco come il latte
Bianco è il colore preferito da Luigi Giordano. Bianco è anche il colore del latte un elemento da sempre presente nella sua vita. La collezione d’arte diventa sinonimo della vita: un percorso, un’avventura iniziata per amore, non per l’arte e per il collezionare, ma dopo aver incontrato Laura, sua moglie.
Cosa significa collezionare?
Ciò che ho imparato stando vicino al contemporaneo è che il grande artista di solito è anche un filosofo e ha sempre sul comodino un libro da leggere di arte e filosofia, perché arte e vita camminano sempre insieme. Entrambe mi hanno fatto crescere, mi hanno fatto aprire delle porte che prima restavano chiuse, mi hanno permesso di allargare i miei orizzonti e mi hanno completato. In sintesi posso dire che l’arte è il miglior investimento che qualcuno possa compiere su sé stesso. E poi, se alcune opere nel tempo hanno trovato riscontro positivo anche nel mercato dell’arte, vuol dire che siamo stati capaci di unire l’utile al dilettevole!
Con chi condivide la passione?
Con Laura, mia moglie. Insieme ci compensiamo, io sono piuttosto istintivo mentre lei è più razionale nelle scelte.
Quale aspetto del collezionare preferisce: cercare, trovare o possedere?
Sicuramente la ricerca, verso me stesso però. È come se ogni lavoro fosse un mezzo per rendere visibile una parte di me stesso nascosta, per completarmi. È una ricerca che non ha una fine.
Il focus della collezione, se esiste?
Non esiste un focus, vedo la collezione come un viaggio, con gli alti e bassi connessi… Un po’ come succede nella vita di tutti i giorni, ci sono momenti più o meno belli. Credo che la collezione rispecchi la persona che l'ha creata.
Quali sono i criteri con cui sceglie un'opera o un artista?
Non ci sono dei criteri standard; è più una questione di valori e di principi affini ai miei piuttosto che l'opera in sé per sé. Affinità elettive, direi. Inizialmente mi sono affidato ai consigli di Enzo Cannaviello con il quale, come ho spesso raccontato, è nato un rapporto di stima e affetto. Con il passare del tempo e con il maturare del mio gusto e delle mie conoscenze ho proseguito da solo nelle scelte.
Che ricordo ha del suo primo acquisto?
Il primo acquisto avvenne in una mostra dove esponeva Piero Pizzi Cannella. Acquistai il lavoro più significativo esposto nella mostra Viaggio a Tunisi e ricordo che subito dopo l'acquisto Enzo Cannaviello mi chiamò nel suo studio chiedendomi per quale committente avessi comprato l’opera, incredulo che l’avessi comprata per me stesso.
A partire dal quel momento è nata la nostra amicizia e collaborazione, che dura tutt’oggi. Ai tempi ero un giovane trentenne, con un budget ridotto e anche in questo caso la presenza di Enzo fu decisiva, in quanto mi suggerì di acquistare, ad ogni esposizione, un disegno oppure una tela, anche pagandola a rate, oppure addirittura di portarla a casa e conviverci per un po’ di tempo prima di decidere se acquistarla.
In seguito ho sviluppato una maggior sensibilità e come mi piace affermare “mi bastava un giorno per capire se l’opera mi affascinava oppure passava inosservata”.
In generale se possibile, di ogni artista che mi interessa, desidero acquistare un'opera particolarmente significativa della sua produzione.
L’opera “irraggiungibile” entrata in collezione?
Nei primi anni del Duemila, nonostante una prima serie di incontri con uno dei galleristi più difficili che abbia mai incontrato, Salvatore Ala, c'è stato un momento in cui gli argomenti che ci univano erano maggiori di quelli che ci dividevano: così abbiamo concluso l'accordo per un’opera di Antony Gormley.
Quella che non è entrata in collezione: perché?
Ce ne sono diverse. Il mio obiettivo è acquistare i lavori prima che entrino nelle “grandi vetrine della moda”, ma è anche vero, talvolta, che "chi più spende meno spende”! Issy Wood da Ishikawa: nel 2017 avevo l'opzione per tre lavori, ma non li ho presi… come ho detto, ce ne sono più di una!
Quella con la storia più curiosa da raccontare?
Era l’estate del 2001, in quel periodo seguivo il programma espositivo di Monica De Cardenas. In occasione della collettiva "Extended Painting”, dove erano esposti alcuni giovani pittori tra cui uno sconosciuto, o quasi, Peter Doig, scelsi tre dipinti: una tavola di Verne Dawson, una tela di Gillian Carnegie e un lavoro, appunto, di Peter Doig. Quello di Doig, in effetti, fu una seconda scelta, perchè quello che mi piaceva non era in vendita, l'artista aveva deciso di regalarlo a un suo amico.
In ogni caso fui felice: il lavoro che ho acquistato è parte della serie “Eco-Lake”, che è attualmente la sua serie più fortunata! Il lavoro più grande si trova alla Tate Britain.
Quella il cui possesso riempie di orgoglio?
Credo quella di Antony Gormley, da quando Phaidon l'ha pubblicata in copertina per la sua monografia.
Il ruolo dei social network nelle sue scelte.
La mia fonte di ispirazione sono i libri, in particolare i Maestri Antichi, i social li seguo, ma solo superficialmente.
Dove compera le opere?
Compro quasi sempre in galleria, qualche volta mi è capitato di comprare in asta se mi mancava un artista particolare per completare un periodo oppure un movimento.
Quali fiere frequenta?
Londra e Parigi, perché sono due città che piacciono a mia moglie, poi Basilea e Torino.
Quali opere o artisti vorrebbe aggiungere alla sua collezione nei prossimi 12 mesi?
L’obiettivo per il 2023 è riuscire a terminare il restauro di un’ala di un palazzo del ‘700 nel centro di Oleggio, in provincia di Novara. Non sarà una fondazione o altro, ma uno spazio privato che di tanto in tanto sarà aperto al pubblico su invito. Potrebbe ospitare una mostra a tema, un evento musicale, la presentazione di un libro.
Il desiderio è che diventi un centro di aggregazione dove poter condividere qualsiasi passione, anche per esporre la collezione, ma più che esporre in maniera diretta mi piacerebbe creare un percorso educativo dove le persone possano avere un minimo di conoscenza prima di trovarsi davanti ad un’opera e questo vale, soprattutto, per l’arte contemporanea. In sintesi, offrire meno ma con maggiore qualità.
L’arte italiana trova spazio nella sua collezione?
Certamente, ho qualche artista e mi piacerebbe averne molti di più… però poi mi domando: reggerebbero il confronto con quelli già in collezione?
Le piace conoscere gli artisti che colleziona?
In effetti conosco pochi artisti, in generale preferisco di no.
Talvolta succede che al grande artista non corrisponda un grande uomo… per questo preferisco non conoscerli.
Tra i protagonisti del mondo dell'arte che ha conosciuto ci racconta qualche aneddoto?
Ne ho conosciuti diversi, mi ricordo un botta e risposta con Giancarlo Politi nei primi anni Novanta. In quel periodo acquistavo opere della nuova figurazione espressionista nata in quegli anni, Giancarlo dedicò diverse copertine del suo giornale a questi artisti, mi prese in simpatia forse anche perché ad ogni party che organizzava nel suo loft, io portavo le mozzarelle che lui condiva esclusivamente con il suo olio umbro di Trevi - sua città natale!
Tutto andava per il meglio fino a quando un giorno lo invitai a visitare l'azienda, qui nacque un diverbio poiché avevo messo sul tavolo una bottiglia di olio Bertolli per condire la nostra mozzarella fior di latte, al posto del suo solito olio umbro. Da quel momento iniziò una serie di botta e risposta via fax, dove lui era insuperabile.
In seguito il rapporto si interruppe, ma sono rimasti in collezione i lavori in copertina.
L’arte l’aiuta a superare momenti difficili?
L'arte è per me una medicina, per cui sono convinto che chi è curioso abbia passato meglio degli altri anche il periodo di lockdown a causa del Covid. L'arte aiuta a stare meglio in situazioni difficili; quando non ci si sente a proprio agio, ha la capacità di metterci alla prova, di farci sforzare mentalmente e spiritualmente per aumentare la nostra tolleranza a tutto ciò che non ci aspettiamo.