Santa Margherita Ligure | Italy
Collezione Fustinoni
Andrea Fustinoni, Managing Director del Grand Hotel Miramare di Santa Margherita Ligure
Qual è il tuo primo ricordo legato all’arte? Com’è nata questa passione?
I primi ricordi sono legati ai mie nonni: quello paterno, che non ho mai conosciuto, amava le marine e ancora adesso, nei saloni del nostro hotel, è visibile una grande tela commissionata a Pompeo Mariani nel 1912, “Capo d’Ampelio”. Il nonno materno, invece, collezionava paesaggi campestri: le pareti del suo appartamento erano ricoperte di quadri e ovunque trovavi libri sulla storia dell’arte. La passione nasce da questo vissuto della mia infanzia, che ha stimolato da subito la mia curiosità. Quando, verso i vent’anni, mi trasferii a Londra, i sabati erano per la disco, ma le domeniche venivano dedicate ad un museo, con la Tate Britain in testa.
Da quando collezioni?
Dal 1997, inizialmente artisti degli anni ‘50 ma non solo, anche design e mobili dello stesso periodo.
Qual è la prima opera che hai acquistato? E l’ultima?
La prima, un lavoro di Munari che, rivenduto anni dopo, ho avuto il piacere di rivedere nella casa di un amico collezionista. Ma la prima opera che con Fabio ha dato inizio alla nostra collezione è stata “Vicini di casa”, una scultura di Ettore Spalletti in marmo nero del Belgio. L’ultima, una fotografia della serie “Wonder Beirut” del duo Joana Hadjithomas e Khalil Joreige.
Qual è il fil rouge della tua collezione?
Ovviamente, se un lavoro entra in collezione, è per la curiosità che lo stesso ha stimolato; curiosità che nasce quasi sempre dalla dissonanza tra come un lavoro appare e cosa realmente vuole comunicare. Questo vale principalmente per la fotografia e il video: nella prima espressione vorrei citare i "Tales" di Daniel Gustav Cramer che, visti superficialmente, sono paesaggi naturalistici, ma in realtà rappresentano eventi a forte impatto emotivo.
Ci sono dei mezzi espressivi che ti interessano in particolare?
La fotografia, ampiamente rappresentata in collezione anche con lavori concettuali come “100 Photographs that Changed the World” di Lisa Oppenheim, o lavori che fanno riferimento ad essa rappresentandola altrimenti, come “Negatives” di Jason Loebs, una serie di ready made, dei contenitori di fogli per stampe fotografiche.
A quali artisti sei particolarmente legato?
Tra gli italiani Francesco Gennari, Adrian Paci (albanese di nascita ma milanese di fatto), Sabrina Mezzaqui, Claudia Losi, Salvatore Arancio e Luca De Leva. Tra gli stranieri Shannon Ebner, Leigh Ledare, Uriel Orlow e Adelita Husni-Bey.
Quanti artisti sono passati dal tuo hotel? Ci racconti qualche aneddoto di artisti che sono stati tuoi ospiti?
Artisti tanti, soprattutto dopo aver fondato miramART, associazione che promuove la conoscenza dell’arte contemporanea attraverso conversazioni, lavori su commissione, sostegno a progetti artistici e piccole mostre. Cito Leigh Ledare, che durante la sua permanenza ha realizzato “Collector’s Commissions (Andrea and Fabio)” e David Horwitz, con la sua passione per l’Italian food. Per lui abbiamo realizzato un percorso nella gastronomia ligure, non solo a tavola ma anche visitando rosticcerie, pasticcerie e panettieri e, anche se nel rientro a Los Angeles i bagagli non arrivarono a destinazione, fu comunque felice di aver scelto come bagaglio a mano il mortaio per fare il pesto, evitando così che andasse perduto.
Dove finisce la collezione privata e dove inizia quella del Miramare?
In realtà non esiste un confine ben preciso, perché la collezione del Miramare nasce dall’esigenza di collocare opere che non trovavano più spazio in casa. Solo dopo è iniziato un ragionamento su quali lavori potessero avere un senso all’interno dell’hotel. È una discussione ancora aperta, nella quale sono coinvolti Fabio D’Amato, mio compagno da una vita, e Katia Tufano, che da qualche anno segue la nostra collezione anche nella sua conservazione e disposizione.
Quali sono i tuoi luoghi preferiti per scoprire l’arte? Quali città o indirizzi in particolare?
Quando visito una città per la prima volta, tappa obbligata sono le gallerie. Questo mi ha permesso di scoprire realtà straordinarie e dar luogo a belle amicizie. Importanti anche gli spazi d’arte non-profit (in questo Londra è straordinaria). Se dovessi partire domani volerei a Tel Aviv, dal Modern Art Museum al quartiere di Jaffa, attraverso le gallerie dei quartieri Bauhaus, è una immersione totale nell’arte contemporanea. Ma anche un recente viaggio in Albania è stato ricco di scoperte e nuove conoscenze, dalla ArtHouse fondata da Adrian Paci a Scutari ad Harabel, spazio indipendente sul contemporaneo a Tirana, nata dalla passione di Ajola Xoxa e dell’artista Driant Zeneli.
Un artista del passato che inviteresti a cena?
Morandi, fantastico, con la sua essenzialità pittorica racconta un mondo. L’ho sempre amato. Personaggio schivo, ma attento a quanto succedeva intorno a lui.